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Se fede e ragione camminano insieme

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Messaggio Da Admin Mer Giu 11, 2008 5:29 pm

L’invito ad allargare gli orizzonti del­la razionalità è uno dei temi che ca­ratterizzano il Pontificato di Bene­detto XVI. Una sollecitazione risuo­nata spesso nelle parole del Papa, dal discorso per l’inaugurazione dell’an­no accademico dell’Università Catto­lica del Sacro Cuore (25 novembre 2005) all’allocuzione che avrebbe do­vuto tenere all’Università La Sapien­za (17 gennaio 2008). «Allargare gli orizzonti della razionalità» – te­ma del recente Simposio euro­peo dei docenti universitari – è anche il titolo di un volume (edizioni Paoline, 112 pa­gine, 9 euro) di monsignor Lorenzo Leuzzi direttore dell’Ufficio per la pa­storale universitaria del Vicariato di Roma. Un testo agile, che dopo un sag­gio introduttivo dell’autore, riporta i principali discorsi tenuti dal Papa sul­l’argomento. Riportiamo di seguito la presentazione di monsignor Angelo Amato.
S ono molto lieto di presentare le brevi riflessioni di monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore del­l’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma, pubblicate in occasione del VI Simposio europeo dei docenti universitari sul tema: « Allargare gli orizzonti della raziona­lità. Prospettive per la filosofia» . Il te­ma del Simposio, più volte suggerito come proposta di ricerca dal papa Benedetto XVI fin dagli inizi del suo Pontificato, è di grande rilevanza pa­storale e culturale. All’iniziale stupo­re si fa più pressante l’attesa di rispo­ste significative e di indicazioni ope­rative. Infatti la questione posta dal Santo Padre non riguarda solo la vita della Chiesa, ma coinvolge il destino dell’u­manità. È per­tanto significati­vo che il mondo accademico ab­bia accolto volentieri l’invito ad av­viare itinerari di ricerca, promuo­vendo occasioni di incontro, di ri­flessione e di impegno. L’Università è il luogo privilegiato per comprende­re l’intuizione profonda della propo­sta di Benedetto XVI, per vagliare le dinamiche culturali in tutte le di­mensioni e, mediante una metodo­logia interdisciplinare, per elaborare progetti adeguati alla nuova situa­zione storica. Infatti la proposta di «allargare gli o­rizzonti della razionalità» si pone co­me questione antropologica epoca­le che richiama non solo il tradizio­nale confronto tra ricerca scientifica e riflessione teologica, indiscutibil­mente sempre attuale, ma interpella anche la capacità del cristianesimo di offrire una nuova luce interpreta­tiva della realtà storica a partire dal mistero del Logos-Parola.
È la fede cristiana a essere chiamata in causa come esperienza religiosa in quell’aspetto più delicato e più pro­blematico che è la sua pretesa veri­tativa. Una tale esigenza potrebbe sembrare assurda e pretestuosa se appartenesse esclusivamente alla sua fenomenologia religiosa, quasi si trat­tasse di un problema interno alla fe­de cristiana. In realtà, essa riporta in primo piano il desiderio di verità che prima di essere una questione cri­stiana è una questione antropologi­ca. L’intrinseco rapporto tra fede cri­stiana e verità dell’uomo, se da un la­to impone un lavoro di ricerca com­plesso e articolato, di dialogo e di con­fronto tra i saperi, dall’altro necessi­ta di una rinnovata consapevolezza, tale per cui «se l’uomo nega la sua fondamentale capacità della verità, se diviene scettico sulla sua facoltà di conoscere realmente ciò che è vero, egli finisce per perdere ciò che in mo­do unico può avvincere la sua intel­ligenza e affascinare il suo cuore». (Congregazione per la dottrina della fede, Nota dottrinale su alcuni aspet­ti dell’evangelizzazione, 3 dicembre 2007, n. 4).
Il cammino del pensiero umano lun­go i secoli è sempre stato animato e sostenuto dall’insopprimibile desi­derio di verità. Il cristianesimo ha da­to stabilità e solidità alla fatica del pensare e, nello stesso tempo, ha of­ferto il dono della fede perché la ra­gione possa raggiungere in pienezza la meta della sua ricerca.
Nell’attuale contesto socio-cultura­le, la società richiede un nuovo inve­stimento di energie intellettuali per e­vitare che la ragione perda definiti­vamente ogni contatto con la realtà, dirigendosi verso mete sempre più a­stratte e prive di significato per la vi­ta dell’uomo, e la fede, libera dalle e­sigenze della ragione, si trasformi in un’esperienza soggettiva priva di o­gni valenza ontologica. Questa nuova situazione storica in­voca una rinnovata presenza del cri­stianesimo, perché il mistero di Cri­sto possa incontrare l’uomo con­temporaneo non solo nel suo biso­gno religioso, ma anche nel suo de­siderio più profondo, quello cioè di essere partecipe della stessa vita di Dio. Questa partecipazione raggiun­ge l’uomo nel suo essere e lo trasfor­ma in vero costruttore della storia.
È possibile, in tal modo, comprende­re la dimensione pastorale della pro­posta di Benedetto XVI: non una me­ra difesa della fede cristiana, ma una viva preoccupazione per le sorti del­l’uomo contemporaneo, immerso nella dinamicità della storia.
La sua proposta di «allargare gli oriz­zonti della razio­nalità » è un ap­pello profetico a far ripartire il dia­logo tra fede e ra­gione, in modo che esse non sia­no più confinate nel mondo del formalismo este­tizzante, ma in cammino verso nuovi traguardi che coinvolgono l’esistenza storica del­l’uomo. Non è più il tempo del pes­simismo o della sfiducia, della con­trapposizione o della autolimitazio­ne: la fede e la ragione hanno anco­ra molto da indagare, perché l’uomo e Dio non sono astrazioni, ma realtà la cui legge di vita è l’amore.
Anche se la ragione raggiungesse la pienezza della conoscenza, non po­trà mai spegnersi nell’uomo la con­sapevolezza di essere costruttore del­la storia, così come nessuna azione e­tica potrà appagare il desiderio di Dio di avere ogni essere umano accanto a sé. È la fede la forza che non per­metterà alla ragione di «demordere» di fronte alle nuove attese della sto­ria. Il vero volto di Dio, rivelatosi in Gesù Cristo, è garanzia di quella spe­ranza che può permettere all’uomo di non annullarsi nel nulla e di co­struire la storia personale e comuni­taria sul saldo fondamento dell’A­more. (cfr. Benedetto XVI, lettera en­ciclica Spe salvi, 30 novembre 2007. Lev, Città del Vaticano 2007, n 23).
Se in questi anni, per certi versi lun­ghi, la filosofi a e la teologia si sono la­sciate vincere da eccessive preoccu­pazioni metodologiche, la proposta di Benedetto XVI le rimette in gioco con l’autorevolezza del suo Magiste­ro, ma soprattutto della sua testimo­nianza di Pastore e di Maestro. Tutti avvertiamo l’urgenza che tali disci­pline tornino a svolgere un ruolo de­cisivo nella formazione intellettuale e culturale delle nuove generazioni.
Nell’esprimere la mia personale gra­titudine all’autore, innanzitutto per la coraggiosa testimonianza a servi­zio della cultura universitaria, augu­ro ai lettori di lasciarsi interpellare dalla proposta di Benedetto XVI e di contribuire a porre le basi per un ve­ro e autentico rinnovamento della cultura contemporanea.
arcivescovo Angelo Amato segretario della Congregazione per la dottrina della fede
Il nuovo saggio di Lorenzo Leuzzi è imperniato sull’invito di Benedetto XVI ad allargare gli orizzonti della razionalità
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