Se fede e ragione camminano insieme
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Se fede e ragione camminano insieme
L’invito ad allargare gli orizzonti della razionalità è uno dei temi che caratterizzano il Pontificato di Benedetto XVI. Una sollecitazione risuonata spesso nelle parole del Papa, dal discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (25 novembre 2005) all’allocuzione che avrebbe dovuto tenere all’Università La Sapienza (17 gennaio 2008). «Allargare gli orizzonti della razionalità» – tema del recente Simposio europeo dei docenti universitari – è anche il titolo di un volume (edizioni Paoline, 112 pagine, 9 euro) di monsignor Lorenzo Leuzzi direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Un testo agile, che dopo un saggio introduttivo dell’autore, riporta i principali discorsi tenuti dal Papa sull’argomento. Riportiamo di seguito la presentazione di monsignor Angelo Amato.
S ono molto lieto di presentare le brevi riflessioni di monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma, pubblicate in occasione del VI Simposio europeo dei docenti universitari sul tema: « Allargare gli orizzonti della razionalità. Prospettive per la filosofia» . Il tema del Simposio, più volte suggerito come proposta di ricerca dal papa Benedetto XVI fin dagli inizi del suo Pontificato, è di grande rilevanza pastorale e culturale. All’iniziale stupore si fa più pressante l’attesa di risposte significative e di indicazioni operative. Infatti la questione posta dal Santo Padre non riguarda solo la vita della Chiesa, ma coinvolge il destino dell’umanità. È pertanto significativo che il mondo accademico abbia accolto volentieri l’invito ad avviare itinerari di ricerca, promuovendo occasioni di incontro, di riflessione e di impegno. L’Università è il luogo privilegiato per comprendere l’intuizione profonda della proposta di Benedetto XVI, per vagliare le dinamiche culturali in tutte le dimensioni e, mediante una metodologia interdisciplinare, per elaborare progetti adeguati alla nuova situazione storica. Infatti la proposta di «allargare gli orizzonti della razionalità» si pone come questione antropologica epocale che richiama non solo il tradizionale confronto tra ricerca scientifica e riflessione teologica, indiscutibilmente sempre attuale, ma interpella anche la capacità del cristianesimo di offrire una nuova luce interpretativa della realtà storica a partire dal mistero del Logos-Parola.
È la fede cristiana a essere chiamata in causa come esperienza religiosa in quell’aspetto più delicato e più problematico che è la sua pretesa veritativa. Una tale esigenza potrebbe sembrare assurda e pretestuosa se appartenesse esclusivamente alla sua fenomenologia religiosa, quasi si trattasse di un problema interno alla fede cristiana. In realtà, essa riporta in primo piano il desiderio di verità che prima di essere una questione cristiana è una questione antropologica. L’intrinseco rapporto tra fede cristiana e verità dell’uomo, se da un lato impone un lavoro di ricerca complesso e articolato, di dialogo e di confronto tra i saperi, dall’altro necessita di una rinnovata consapevolezza, tale per cui «se l’uomo nega la sua fondamentale capacità della verità, se diviene scettico sulla sua facoltà di conoscere realmente ciò che è vero, egli finisce per perdere ciò che in modo unico può avvincere la sua intelligenza e affascinare il suo cuore». (Congregazione per la dottrina della fede, Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione, 3 dicembre 2007, n. 4).
Il cammino del pensiero umano lungo i secoli è sempre stato animato e sostenuto dall’insopprimibile desiderio di verità. Il cristianesimo ha dato stabilità e solidità alla fatica del pensare e, nello stesso tempo, ha offerto il dono della fede perché la ragione possa raggiungere in pienezza la meta della sua ricerca.
Nell’attuale contesto socio-culturale, la società richiede un nuovo investimento di energie intellettuali per evitare che la ragione perda definitivamente ogni contatto con la realtà, dirigendosi verso mete sempre più astratte e prive di significato per la vita dell’uomo, e la fede, libera dalle esigenze della ragione, si trasformi in un’esperienza soggettiva priva di ogni valenza ontologica. Questa nuova situazione storica invoca una rinnovata presenza del cristianesimo, perché il mistero di Cristo possa incontrare l’uomo contemporaneo non solo nel suo bisogno religioso, ma anche nel suo desiderio più profondo, quello cioè di essere partecipe della stessa vita di Dio. Questa partecipazione raggiunge l’uomo nel suo essere e lo trasforma in vero costruttore della storia.
È possibile, in tal modo, comprendere la dimensione pastorale della proposta di Benedetto XVI: non una mera difesa della fede cristiana, ma una viva preoccupazione per le sorti dell’uomo contemporaneo, immerso nella dinamicità della storia.
La sua proposta di «allargare gli orizzonti della razionalità » è un appello profetico a far ripartire il dialogo tra fede e ragione, in modo che esse non siano più confinate nel mondo del formalismo estetizzante, ma in cammino verso nuovi traguardi che coinvolgono l’esistenza storica dell’uomo. Non è più il tempo del pessimismo o della sfiducia, della contrapposizione o della autolimitazione: la fede e la ragione hanno ancora molto da indagare, perché l’uomo e Dio non sono astrazioni, ma realtà la cui legge di vita è l’amore.
Anche se la ragione raggiungesse la pienezza della conoscenza, non potrà mai spegnersi nell’uomo la consapevolezza di essere costruttore della storia, così come nessuna azione etica potrà appagare il desiderio di Dio di avere ogni essere umano accanto a sé. È la fede la forza che non permetterà alla ragione di «demordere» di fronte alle nuove attese della storia. Il vero volto di Dio, rivelatosi in Gesù Cristo, è garanzia di quella speranza che può permettere all’uomo di non annullarsi nel nulla e di costruire la storia personale e comunitaria sul saldo fondamento dell’Amore. (cfr. Benedetto XVI, lettera enciclica Spe salvi, 30 novembre 2007. Lev, Città del Vaticano 2007, n 23).
Se in questi anni, per certi versi lunghi, la filosofi a e la teologia si sono lasciate vincere da eccessive preoccupazioni metodologiche, la proposta di Benedetto XVI le rimette in gioco con l’autorevolezza del suo Magistero, ma soprattutto della sua testimonianza di Pastore e di Maestro. Tutti avvertiamo l’urgenza che tali discipline tornino a svolgere un ruolo decisivo nella formazione intellettuale e culturale delle nuove generazioni.
Nell’esprimere la mia personale gratitudine all’autore, innanzitutto per la coraggiosa testimonianza a servizio della cultura universitaria, auguro ai lettori di lasciarsi interpellare dalla proposta di Benedetto XVI e di contribuire a porre le basi per un vero e autentico rinnovamento della cultura contemporanea.
arcivescovo Angelo Amato segretario della Congregazione per la dottrina della fede
Il nuovo saggio di Lorenzo Leuzzi è imperniato sull’invito di Benedetto XVI ad allargare gli orizzonti della razionalità
da avvenire
S ono molto lieto di presentare le brevi riflessioni di monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma, pubblicate in occasione del VI Simposio europeo dei docenti universitari sul tema: « Allargare gli orizzonti della razionalità. Prospettive per la filosofia» . Il tema del Simposio, più volte suggerito come proposta di ricerca dal papa Benedetto XVI fin dagli inizi del suo Pontificato, è di grande rilevanza pastorale e culturale. All’iniziale stupore si fa più pressante l’attesa di risposte significative e di indicazioni operative. Infatti la questione posta dal Santo Padre non riguarda solo la vita della Chiesa, ma coinvolge il destino dell’umanità. È pertanto significativo che il mondo accademico abbia accolto volentieri l’invito ad avviare itinerari di ricerca, promuovendo occasioni di incontro, di riflessione e di impegno. L’Università è il luogo privilegiato per comprendere l’intuizione profonda della proposta di Benedetto XVI, per vagliare le dinamiche culturali in tutte le dimensioni e, mediante una metodologia interdisciplinare, per elaborare progetti adeguati alla nuova situazione storica. Infatti la proposta di «allargare gli orizzonti della razionalità» si pone come questione antropologica epocale che richiama non solo il tradizionale confronto tra ricerca scientifica e riflessione teologica, indiscutibilmente sempre attuale, ma interpella anche la capacità del cristianesimo di offrire una nuova luce interpretativa della realtà storica a partire dal mistero del Logos-Parola.
È la fede cristiana a essere chiamata in causa come esperienza religiosa in quell’aspetto più delicato e più problematico che è la sua pretesa veritativa. Una tale esigenza potrebbe sembrare assurda e pretestuosa se appartenesse esclusivamente alla sua fenomenologia religiosa, quasi si trattasse di un problema interno alla fede cristiana. In realtà, essa riporta in primo piano il desiderio di verità che prima di essere una questione cristiana è una questione antropologica. L’intrinseco rapporto tra fede cristiana e verità dell’uomo, se da un lato impone un lavoro di ricerca complesso e articolato, di dialogo e di confronto tra i saperi, dall’altro necessita di una rinnovata consapevolezza, tale per cui «se l’uomo nega la sua fondamentale capacità della verità, se diviene scettico sulla sua facoltà di conoscere realmente ciò che è vero, egli finisce per perdere ciò che in modo unico può avvincere la sua intelligenza e affascinare il suo cuore». (Congregazione per la dottrina della fede, Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione, 3 dicembre 2007, n. 4).
Il cammino del pensiero umano lungo i secoli è sempre stato animato e sostenuto dall’insopprimibile desiderio di verità. Il cristianesimo ha dato stabilità e solidità alla fatica del pensare e, nello stesso tempo, ha offerto il dono della fede perché la ragione possa raggiungere in pienezza la meta della sua ricerca.
Nell’attuale contesto socio-culturale, la società richiede un nuovo investimento di energie intellettuali per evitare che la ragione perda definitivamente ogni contatto con la realtà, dirigendosi verso mete sempre più astratte e prive di significato per la vita dell’uomo, e la fede, libera dalle esigenze della ragione, si trasformi in un’esperienza soggettiva priva di ogni valenza ontologica. Questa nuova situazione storica invoca una rinnovata presenza del cristianesimo, perché il mistero di Cristo possa incontrare l’uomo contemporaneo non solo nel suo bisogno religioso, ma anche nel suo desiderio più profondo, quello cioè di essere partecipe della stessa vita di Dio. Questa partecipazione raggiunge l’uomo nel suo essere e lo trasforma in vero costruttore della storia.
È possibile, in tal modo, comprendere la dimensione pastorale della proposta di Benedetto XVI: non una mera difesa della fede cristiana, ma una viva preoccupazione per le sorti dell’uomo contemporaneo, immerso nella dinamicità della storia.
La sua proposta di «allargare gli orizzonti della razionalità » è un appello profetico a far ripartire il dialogo tra fede e ragione, in modo che esse non siano più confinate nel mondo del formalismo estetizzante, ma in cammino verso nuovi traguardi che coinvolgono l’esistenza storica dell’uomo. Non è più il tempo del pessimismo o della sfiducia, della contrapposizione o della autolimitazione: la fede e la ragione hanno ancora molto da indagare, perché l’uomo e Dio non sono astrazioni, ma realtà la cui legge di vita è l’amore.
Anche se la ragione raggiungesse la pienezza della conoscenza, non potrà mai spegnersi nell’uomo la consapevolezza di essere costruttore della storia, così come nessuna azione etica potrà appagare il desiderio di Dio di avere ogni essere umano accanto a sé. È la fede la forza che non permetterà alla ragione di «demordere» di fronte alle nuove attese della storia. Il vero volto di Dio, rivelatosi in Gesù Cristo, è garanzia di quella speranza che può permettere all’uomo di non annullarsi nel nulla e di costruire la storia personale e comunitaria sul saldo fondamento dell’Amore. (cfr. Benedetto XVI, lettera enciclica Spe salvi, 30 novembre 2007. Lev, Città del Vaticano 2007, n 23).
Se in questi anni, per certi versi lunghi, la filosofi a e la teologia si sono lasciate vincere da eccessive preoccupazioni metodologiche, la proposta di Benedetto XVI le rimette in gioco con l’autorevolezza del suo Magistero, ma soprattutto della sua testimonianza di Pastore e di Maestro. Tutti avvertiamo l’urgenza che tali discipline tornino a svolgere un ruolo decisivo nella formazione intellettuale e culturale delle nuove generazioni.
Nell’esprimere la mia personale gratitudine all’autore, innanzitutto per la coraggiosa testimonianza a servizio della cultura universitaria, auguro ai lettori di lasciarsi interpellare dalla proposta di Benedetto XVI e di contribuire a porre le basi per un vero e autentico rinnovamento della cultura contemporanea.
arcivescovo Angelo Amato segretario della Congregazione per la dottrina della fede
Il nuovo saggio di Lorenzo Leuzzi è imperniato sull’invito di Benedetto XVI ad allargare gli orizzonti della razionalità
da avvenire
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