Gelmini: servono merito valutazione e autonomia
Pagina 1 di 1
Gelmini: servono merito valutazione e autonomia
media Ocse»
DI ENRICO LENZI
P untare sul merito, aumentare la valutazione, potenziare l’autonomia scolastica. Ma soprattutto riforme limitate e condivise, prestanto attenzione anche a una quarta I, quella dell’italiano. Il neo ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini sceglie l’audizione presso la competente commissione parlamentare della Camera per spiegare come si muoverà nel suo incarico. «Non una lista della spesa» ha tenuto a precisare la Gelmini, ma «capitoli che meritano di essere affrontati » con uno spirito, che il ministro auspica bipartisan.
E proprio di «una grande alleanza per la scuola», parla la titolare del dicastero di viale Trastevere, perché «è l’ora del buon senso, del pragmatismo e delle soluzioni condivise», superando lo scontro politico che ha caratterizzato le ultime legislature in materia scolastica. Anche per questo il ministro si è preso l’impegno di «proporre modifiche legislativa solo dove è strettamente necessario», contenendo la burocrazia, favorendo «l’adozione di criteri generali e indicazioni nazionali leggibili». E un primo passo sarà quello di «preservare e mettere a sistema quanto di buono fatto dai miei predecessori», proprio perché «non si può ripartire da zero ogni volta».
Nell’esposizione delle linee guida, il ministro ha voluto affrontare il tema dei docenti. «Nella scuola abbiamo troppi dipendenti e poco pagati. Con una carriera pressochè piatta. C’è poi da stupirsi se i tantissimi bravi maestri e professori non si sentano motivati? » si è domandata il ministro, che ha parlato della necessità di «rivalutare il ruolo dei docenti, a partire dal pieno riconoscimento del loro status professionale ». Ma soprattutto «dobbiamo trovare insieme il modo di migliorare le prestazioni della scuola, la retribuzione degli insegnanti e la qualità dei servizi accessori, sapendo che non disponiamo di risorse economiche illimitate». Nonostante questa considerazione per il ministro, «l’attuale legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media Ocse ». Stipendi che prendano in considerazione anche l’impegno e il lavoro dei docenti. E quindi accanto al merito premiato occorre puntare sulla valutazione e sull’autonomia. «Sono le due facce della stessa medaglia – sottolinea Mariastella Gelmini –. Non possiamo rendere piena l’autonomia scolastica senza un sistema di valutazione che certifichi, in trasparenza, come e con quali risultati venga speso il pubblico denaro». Del resto «il punto di approdo del merito è rappresentato dalla valutazione oggettiva degli studenti, degli insegnanti e delle scuole». Il ministro non si nasconde il fatto che «serve un cambiamento epocale di mentalità, ma la società è pronta e se lo aspetta». Come attende risposte ai temi dell’integrazione («l’italiano deve essere insegnato a tutti ») e della disciplina («lotta al bullismo»).
Un capitolo del suo discorso, l’esponente del governo ha voluto dedicarlo alla parità scolastica, ricordando che dal 2000 «in Italia esiste un sistema pubblico di istruzione in cui convivono, in piena osservanza costituzionale, scuole che sono dello Stato e scuole paritarie» istituite e gestite dal privato sociale. Una presenza, quest’ultima, che, riconosce lo stesso ministro, determina un risparmio per l’erario (che l’Agesc ha quantificato in quasi 6 miliardi di euro). Risparmio per lo Stato, ma spesa aggiuntiva per le famiglie che pagano le tasse. «C’è qualcuna di queste famiglie – domanda il ministro – che merita meno di altre sostegno alla sua determinazione a educare liberamente i propri figli in un modo piuttosto che in un altro?». Di certo una soluzione andrà trovata, guardando alle Regioni «più sensibili al tema».
da avvenire
DI ENRICO LENZI
P untare sul merito, aumentare la valutazione, potenziare l’autonomia scolastica. Ma soprattutto riforme limitate e condivise, prestanto attenzione anche a una quarta I, quella dell’italiano. Il neo ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini sceglie l’audizione presso la competente commissione parlamentare della Camera per spiegare come si muoverà nel suo incarico. «Non una lista della spesa» ha tenuto a precisare la Gelmini, ma «capitoli che meritano di essere affrontati » con uno spirito, che il ministro auspica bipartisan.
E proprio di «una grande alleanza per la scuola», parla la titolare del dicastero di viale Trastevere, perché «è l’ora del buon senso, del pragmatismo e delle soluzioni condivise», superando lo scontro politico che ha caratterizzato le ultime legislature in materia scolastica. Anche per questo il ministro si è preso l’impegno di «proporre modifiche legislativa solo dove è strettamente necessario», contenendo la burocrazia, favorendo «l’adozione di criteri generali e indicazioni nazionali leggibili». E un primo passo sarà quello di «preservare e mettere a sistema quanto di buono fatto dai miei predecessori», proprio perché «non si può ripartire da zero ogni volta».
Nell’esposizione delle linee guida, il ministro ha voluto affrontare il tema dei docenti. «Nella scuola abbiamo troppi dipendenti e poco pagati. Con una carriera pressochè piatta. C’è poi da stupirsi se i tantissimi bravi maestri e professori non si sentano motivati? » si è domandata il ministro, che ha parlato della necessità di «rivalutare il ruolo dei docenti, a partire dal pieno riconoscimento del loro status professionale ». Ma soprattutto «dobbiamo trovare insieme il modo di migliorare le prestazioni della scuola, la retribuzione degli insegnanti e la qualità dei servizi accessori, sapendo che non disponiamo di risorse economiche illimitate». Nonostante questa considerazione per il ministro, «l’attuale legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media Ocse ». Stipendi che prendano in considerazione anche l’impegno e il lavoro dei docenti. E quindi accanto al merito premiato occorre puntare sulla valutazione e sull’autonomia. «Sono le due facce della stessa medaglia – sottolinea Mariastella Gelmini –. Non possiamo rendere piena l’autonomia scolastica senza un sistema di valutazione che certifichi, in trasparenza, come e con quali risultati venga speso il pubblico denaro». Del resto «il punto di approdo del merito è rappresentato dalla valutazione oggettiva degli studenti, degli insegnanti e delle scuole». Il ministro non si nasconde il fatto che «serve un cambiamento epocale di mentalità, ma la società è pronta e se lo aspetta». Come attende risposte ai temi dell’integrazione («l’italiano deve essere insegnato a tutti ») e della disciplina («lotta al bullismo»).
Un capitolo del suo discorso, l’esponente del governo ha voluto dedicarlo alla parità scolastica, ricordando che dal 2000 «in Italia esiste un sistema pubblico di istruzione in cui convivono, in piena osservanza costituzionale, scuole che sono dello Stato e scuole paritarie» istituite e gestite dal privato sociale. Una presenza, quest’ultima, che, riconosce lo stesso ministro, determina un risparmio per l’erario (che l’Agesc ha quantificato in quasi 6 miliardi di euro). Risparmio per lo Stato, ma spesa aggiuntiva per le famiglie che pagano le tasse. «C’è qualcuna di queste famiglie – domanda il ministro – che merita meno di altre sostegno alla sua determinazione a educare liberamente i propri figli in un modo piuttosto che in un altro?». Di certo una soluzione andrà trovata, guardando alle Regioni «più sensibili al tema».
da avvenire
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.